Numero chiuso a medicina, Fedele: stop a test e sì a selezione al primo anno alla francese

Ripubblichiamo l’intervista di Doctor33 al Professor Fedele sul numero chiuso a medicina, un tema di grande attualità.

«Non aboliamo il numero programmato a Medicina ma sganciamolo dal test ed evitiamo per sempre il concorsone da 70 mila presenze, sostituendolo con un sistema alla francese: tutti dentro il primo anno e selezione durante il corso di laurea».

Francesco Fedele ordinario di cardiologia alla Sapienza e decano degli ordinari di cardiologia italiani entra nel dibattito sull’abolizione del numero chiuso. In queste ore in Senato Paola Boldrini (Pd) presenta un disegno di riforma della formazione medica.

Abolire il test a medicina o anticiparlo?

Due mesi fa un ordine del giorno “bipartisan” al posto del test ha aperto le porte all’effettuazione di prove d’ingresso a Medicina già dalla quarta liceo. Ogni studente avrebbe circa 4 tentativi e potrebbe concorrere all’ammissione con gli esiti del tentativo nel quale ha ottenuto il punteggio più elevato. Il modello è il Tolc test d’ingegneria che si tenta appunto negli anni del liceo.

Ma Fedele non trova risolutiva la selezione all’accesso al corso di laurea. «L’unica differenza rispetto al concorsone è che ogni aspirante medico invece di avere un solo tentativo ne ha a disposizione quattro. Le probabilità di passare non gli si alzano più di tanto, né si alzano le probabilità del sistema di selezionare il medico giusto, “vocato”, ma cresce il numero di esami da sostenere».

Per Fedele, «in primo luogo i ragazzi non possono aggiungere tempo per l’università al tempo che già prendono loro gli studi scolastici in anni decisivi, dove si formano le loro idee sul proprio futuro. È giusto guardare in prospettiva a ciò che si sa fare, ma è sbagliato sacrificare la scuola al tentativo di trovare uno sbocco, perché a quello si riduce la preparazione anticipata a un test d’accesso a corsi di laurea».

Il modello “Zero test”

La soluzione per Fedele è “zero test” all’accesso, si entra al primo anno e da lì si passa una dura selezione.

«Si dice che le facoltà non abbiano strutture idonee per “ospitare” tutti, ma non è così. Durante il Covid-19 hanno funzionato i collegamenti online per le lezioni, nessuno studente si è sentito svantaggiato, anche gli esami nei picchi pandemici si sono svolti a distanza. Al 1°-2° anno ci si potrebbe preparare da remoto; al 3°-4° la selezione sarebbe completata e finalmente un numero di aspiranti medici congruo al fabbisogno potrebbe frequentare le strutture della facoltà in vista di insegnamenti più connessi alla clinica.

Il modello somiglia a quello adottato 4 anni fa in via sperimentale all’università di Ferrara e mi pare che con le sue recenti dichiarazioni anche il sottosegretario alla Salute Andrea Costa abbia fatto intendere che la strada preferita dal suo dicastero sia questa».

Per Fedele, se ammettendo tutti a Medicina si rischia la pletora, utilizzando i quiz d’accesso si rischia di “costruire” medici poco competenti. «Avete visto cos’è successo al concorso per magistrati bandito nel 2019 e tenuto lo scorso anno? È passato solo il 5% degli aspiranti, gli strafalcioni non si contano. Eppure, erano stati ammessi a Giurisprudenza con i quiz.

Il test, è evidente, non ha affinato i criteri di selezione, ma potrebbe aver peggiorati le cose. I test di medicina -sottolinea Fedele -sono fatti in modo da rispecchiare una preparazione che si riceve più spesso al liceo scientifico. Per fare medicina ci vuole sì logica, ma anche conoscenza dell’etimologia dei termini, di linguaggi, di sistemi di apprendimento, di sintesi, insomma elementi della preparazione “classica”.

Individuare la vocazione

E serve vocazione. Ammettere sulla base degli esiti delle attuali domande significa attuare una selezione sulla base di meccanismi non ben controllati. E in ultima analisi portare fino in fondo molte persone sbagliate dando a queste una sorta di “licenza di uccidere”, visto che si parla di salute e che l’ateneo non ha interesse a selezionare gli studenti già ammessi in base al numero programmato in quanto è pagato in proporzione ai laureati!»

Per Fedele, la vocazione si intercetta con gradualità. «Oggi sono in voga meccanismi di avvio al lavoro perversi, dove il superamento di una selezione iniziale garantisce tutto. Si trovano pure nel post-laurea.

Ad esempio, alcuni medici di famiglia criticano l’attribuzione fino a mille scelte ai tirocinanti in medicina generale in contemporanea al corso, perché si rischia che alcuni non riescano a star dietro a tutto. Nel frattempo, alcune regioni (la Lombardia ndr) pur ammettendo il supermassimale vietano al medico in formazione le sostituzioni occasionali che consentirebbero un approccio graduale al nuovo lavoro. È il momento di usare il buon senso».

Mauro Miserendino